Il 14 febbraio è il giorno del cuore, di tutti i cuori. Lo ha deciso il Presidente del
Consiglio dei Ministri, con Decreto Presidenziale, due anni fa. La Gazzetta Ufficiale così
riporta: «È indetta la “Giornata nazionale sulle cardiopatie congenite” per il giorno 14
febbraio di ogni anno. In tale giornata, le amministrazioni pubbliche, anche in
coordinamento con tutti gli enti e gli organismi interessati, promuovono l’attenzione e
l’informazione sul tema delle malformazioni cardiache congenite, nell’ambito delle
rispettive competenze e attraverso idonee iniziative di comunicazione e
sensibilizzazione».
Le cardiopatie congenite sono un gruppo di malformazioni cardiovascolari presenti alla
nascita. I pazienti necessiteranno di cure specialistiche e controlli frequenti durante l’arco
dell’intera vita. Si tratta di una popolazione in continuo aumento, che al giorno d’oggi ha
una aspettativa di vita molto più lunga rispetto al passato. Fino agli anni ’70, le loro vite
erano destinate a spezzarsi presto, poiché non esistevano tecniche chirurgiche che fossero
in grado curare i piccoli cuori affetti da malformazioni di vario tipo. Oggi, si contano 8
cardiopatici congeniti adulti ogni 1000 abitanti.
«La Fondazione Monasterio, e con essa l’Ospedale del Cuore di Massa – dichiara Marco
Torre, Direttore Generale di Fondazione Monasterio –, è un istituto monospecialistico
che segue il cuore per l’intero ciclo di vita. Ci poniamo l’ambizioso obiettivo di dare la
miglior risposta di cura ad ogni paziente: ciò è reso possibile da un approccio
multidisciplinare che vede virtualmente al letto del paziente non solo medici e operatori
sanitari, ma anche ingegneri, tecnici, fisici e informatici. Il paziente, ed il suo cuore, al
centro: intorno a loro la scienza al servizio della medicina, come insegnava il nostro
fondatore, il Professor Luigi Donato».
«AICCA, Associazione Italiana dei Cardiopatici Congeniti Adulti – spiega il Dottor
Pierluigi Festa, cardiologo e Presidente dell’Associazione – nasce da un’idea dei pazienti
e delle loro famiglie. Un Ospedale non è in grado, da solo, di coprire interamente le
esigenze di queste persone. Si tratta di malati destinati ad esserlo a vita, che hanno
esigenze per cui la società non è attrezzata: Aicca vuole aiutarli, dalle semplici questioni
giornaliere, fino a dare loro un senso di normalità».
«Il mio cuore è come una radiolina che funziona, il problema è il collegamento fra i cavi
– racconta, con il sorriso, Edoardo Della Seta, un paziente dell’Ospedale del Cuore –.
Ho così tante patologie che ho perso il conto: più o meno ho mezzo cuore e sento che la
notte fa “bip-bip”. Non so come viva una persona con un cuore sano, io so solo come si
vive con un pezzettino di esso. Sono felice, studio psicologia, ho tanti amici. Non posso
correre o fare sport, è vero, ma la mia vita mi piace anche così».