Monasterio in prima fila in Europa: vincitrice del grant progetto EHDEN, ha completato la traduzione di 40 milioni di dati clinici in formato CDM-OMOP, della rete di ricerca mondiale OHDSI, per poterli condividere con la comunità scientifica su progetti di ricerca mirati. Un lavoro che ha impegnato informatici, medici e biologi per un anno e che ha riaffermato il valore di Monasterio e della sua Area ICT (Information and Communication Technologies) nel panorama nazionale e internazionale. Con il progetto Monasterio, oltre a ribadire la forza del binomio indissolubile tra Ricerca e Cura, ha riaffermato anche il legame tra Dato e Condivisione: è infatti la conoscenza condivisa a fare del dato un patrimonio per ricercatori e clinici, di Monasterio e delle reti di ricerca internazionali.
Nonostante numerose raccolte di alta qualità, i dati a livello nazionale, europeo e internazionale, però, non sempre si “parlano”: spesso, raccolti ed elaborati in formati diversi, attraverso metodologie e nel rispetto di standard differenti, non possono essere confrontati, valutati con la stessa unità di misura e quindi sfruttati direttamente per la ricerca. Ecco quindi la sfida che si tenta di risolvere con l’ausilio delle tecnologie informatiche: tradurli in uno stesso “linguaggio”, ricondurli ad uno standard comune che ne consenta la lettura, il confronto e l’utilizzo da parte di una sempre più ampia comunità di ricercatori e clinici di tutte le nazioni. Un lavoro di traduzione delicato e complesso che nell’ultimo anno ha impegnato gli informatici dell’Area Ict di Fondazione Monasterio guidati dal professore Stefano Dalmiani.
L’obiettivo, nell’ambito del progetto europeo EHDEN, era quello di esportare i dati in CDM-OMOP, un formato che ne consente l’utilizzo a scopo di ricerca, unico nel panorama mondiale e comune a decine di altri ospedali e centri di ricerca clinica.
Negli ultimi anni, infatti, con un’accelerazione nel periodo del Covid, si sono affermati e diffusi i concetti dei cosiddetti “data space”, spazi – digitali – di condivisione del dato. Sul fronte della raccolta, dell’elaborazione e della condivisione dei dati, Monasterio è sempre stata in prima fila: la vocazione alla ricerca applicata e traslazionale ha, infatti, sempre evidenziato la centralità del dato a fini scientifici e con riflessi immediati sulla cura.
Alcuni standard, definiti a livello europeo o internazionale, sono specificatamente orientati alla gestione clinica e documentale, come è per gli standard HL7 usati per la comunicazione dei dati clinici a tutti i livelli, che con la sua ultima evoluzione normativa FHIR sta conquistando tutti i servizi clinici e di assistenza territoriale in Europa. Alcuni altri standard sono pensati, invece, per la raccolta e la condivisione a fini di ricerca. Il progetto EHDEN, nato in sinergia con OHDSI (Observational Health Data Sciences and Informatics) nell’iniziativa europea IMI (Innovative Medicine Initiative), nasce proprio per tradurre dati in un formato che ne consenta la piena intelligibilità e fruibilità sia in ambiti di ricerca sia in ambiti clinici, rispondendo ad una vocazione di Monasterio che vede Cura e Ricerca intersecarsi e svilupparsi in una continua circolarità: dal letto del paziente al laboratorio e dal laboratorio al letto del paziente nell’implementazione della cosiddetta ricerca traslazionale.
Il reparto di BioInformatica Traslazionale ed eHealth di Fondazione Monasterio ha vinto il finanziamento nell’ambito del progetto EHDEN e per un anno gli informatici hanno analizzato dati (40 milioni in totale), hanno individuato e rimosso errori di raccolta (anche puramente materiali) e hanno esportato i dati nel nuovo formato OMOP. Dati pseudo anonimizzati, a garanzia della privacy del paziente (di cui viene indicato solo genere e anno di nascita), una mole enorme di informazioni preziosissime per la clinica e la ricerca. Dati che talvolta – seguendo Monasterio i suoi pazienti nel follow up – raccontano storie cliniche lunghe decenni. I dati, tradotti in formato OMOP, sono stati quindi certificati da un ente terzo, la società BIOMERIS, e il progetto si è concluso con il riconoscimento dell’elevata qualità del lavoro svolto dall’Ict di Monasterio.
Ora le informazioni sono patrimonio di data space, spazi di lavoro condivisi cui possono accedere i membri delle organizzazioni che quei data space li gestiscono. Un progetto importantissimo, quindi, che evidenzia e valorizza il ruolo dell’Area ICT e del suo reparto di BioInformatica Traslazionale di Fondazione Monasterio tutta nel panorama nazionale ed internazionale sottolineandone la vocazione alla Ricerca applicata nella integrazione del dato clinico e nel suo diretto uso nella produzione scientifica. Del resto è stata quella integrazione il punto di partenza anche della innovativa cartella clinica elettronica, un complesso sistema informatico realizzato da Monasterio 25 anni fa interamente con i suoi ricercatori informatici e adesso nella disponibilità di tutte le aziende sanitarie regionali. Una cartella clinica elettronica, certificata dispositivo medico, che non è solo strumento prezioso per i clinici, ma anche risorsa per la Ricerca. E ora 40 milioni di dati sono il potenziale espresso da Monasterio per collaborazioni con le reti di ricerca, patrimonio futuro della comunità scientifica grazie agli informatici di Monasterio e al progetto EHDEN.