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Infarto: ricerca, prevenzione e formazione

L’iniziativa “Carrara Cardio Protetta” di Nausicaa, con il sostegno dell’amministrazione comunale, ha offerto l’occasione al Dottor Sergio Berti, Cardiologo e Direttore dell’UO Cardiologia Diagnostica e Interventistica per parlare di morte improvvisa e infarto miocardico acuto.

Quello di “Carrara Cardio Protetta” è il progetto che ha visto l’installazione di 41 nuovi defibrillatori automatici dal mare fino ai paesi a monte, e l’organizzazione di corsi di primo soccorso e utilizzo del DAE per la cittadinanza. Al fianco di Nausicaa, anche l’Ospedale del Cuore di Fondazione Monasterio.

Il problema della morte improvvisa è antico.
Ne è stato scritto la prima volta da Plutarco, nel 1 secolo a.C.: egli raccontò che Filippide morì improvvisamente per lo sforzo dopo aver corso da Maratona fino ad Atene sotto il peso dell’armatura.
Nonostante molte cose siano cambiate, quello della morte improvvisa rimane un problema in buona parte irrisolto.
Tre sono gli strumenti principali per combattere la morte improvvisa: la ricerca, per cercare di comprendere sempre più i meccanismi della morte improvvisa, la prevenzione, che ha ancora uno spazio ridotto, la formazione della popolazione sulle manovre di primo soccorso e sull’utilizzo del defibrillatore.
La causa principale della morte improvvisa è cardiovascolare, e la più temibile, oltre che più frequente, è l’infarto miocardico acuto. L’infarto, solitamente descritto nei sintomi come un dolore al petto che si irradia al braccio sinistro, si manifesta in modi – purtroppo – variabili non solo da soggetto a soggetto, ma anche da uomo a donna.

Il nostro cuore è uno strumento meraviglioso. Esso pompa cento mila volte al giorno, per ogni giorno della nostra vita. Per fare questo, il muscolo ha bisogno di nutrimento: il sangue, che è portato dalle coronarie (destra e sinistra). Quando una di queste si chiude, il tessuto inizia a morire in maniera inesorabile. La rapidità con cui il cuore muore è più elevata nella prima ora, che è infatti definita “l’ora d’oro”, che va dall’inizio dei sintomi al momento in cui si riapre la coronaria in ospedale.

Sergio Berti

Cardiologo Interventista

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