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Monitoraggio remoto dei dispostitvi, lo studio di Monasterio

 Dal 2014, presso l’Unità operativa di Elettrofisiologia Interventistica dell’Ospedale San Cataldo_Cnr di Pisa è attivo il monitoraggio remoto dei dispositivi cardiaci impiantabili (CIED). Gli esiti  del monitoraggio  e le sfide future sono oggetto di un articolo che sarà pubblicato a fine settembre nella sezione “Esperienze” del terzo numero della rivista  “L’infermiere  on line”, edita dalla Federazione Nazionale Ordini Professioni Infermieristiche. 

L’articolo “Il monitoraggio remoto dei dispositivi impiantabili: stato dell’arte e sfide future”  è stato redatto   da Maria Filomena Speltri, Tiziana Perrotta, Silvia Nassi, Stefania Baratta, Marco Vaselli,  Maria Beatrice Levantesi e Luca Panchetti.

L’analisi parte da una premessa: negli ultimi anni  il numero di pazienti che regolarmente accede ai servizi ambulatoriali di controllo periodico del dispositivo cardiaco impiantabile ha subito un notevole incremento con conseguente impegno suppletivo per i Centri di Aritmologia e Cardiostimolazione. Il follow-up dei pazienti con dispositivo cardiaco richiede controlli ambulatoriali cadenzati, tuttavia determina un’acquisizione ritardata delle informazioni diagnostiche memorizzate dal dispositivo.
Il monitoraggio remoto consente la trasmissione automatica non schedulata dei dati sulla base di avvisi prestabiliti relativi al funzionamento del device e ad eventi clinici. Ne consegue una precoce identificazione di eventi clinicamente rilevanti e conseguente riduzione del tempo evento-reazione. La sorveglianza da remoto migliora significativamente la prognosi dei pazienti e la gestione clinica, senza comprometterne la sicurezza, riducendo tempi e costi. 

In Monasterio, presso l’Unità Operativa di  Elettrofisiologia Interventistica dell’Ospedale San Cataldo_Cnr, il  monitoraggio remoto dei  dispositivi è attivo dal 2014  ed  è nato come fisiologica risposta alle esigenze di cura dei pazienti impiantati. Lo sforzo congiunto della Fondazione ha mirato alla riconversione in remoto della quasi totalità dei   dispositivi. Il sistema organizzativo aziendale, a fronte di un incremento progressivo di impianti, ha richiesto una decongestione delle attività ambulatoriali non necessarie, ridefinendo l’allocazione delle risorse per la gestione dei pazienti più compromessi e, al tempo stesso, potenziando l’efficienza della prestazione con chiari benefici clinici, quali la diagnosi precoce di eventi di instabilità clinica, garantendo una riduzione del tempo evento-reazione tale da contenere le ospedalizzazioni e le complicanze maggiori. Il tasso di pazienti fruitori del servizi di monitoraggio remoto ha subito negli anni un progressivo incremento, registrando un’ulteriore spinta durante l’emergenza Covid .

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